La morale di Bagnasco
Massì, siamo tutti al mare e il fatto che nessuno abbia scritto una riflessione sull’articolo del cardinale Bagnasco, non dovrebbe fare impressione, visto che le pagine dei nostri quotidiani sono infarcite di riflessioni della D’Addario su quanto repulsione susciti il Nano Mascarato o della sua figlia di lei, (mamma, sono orgogliosa di te!) fulgido esempio di velina in nuce, o della Pennetta (intesa come tennista) arrivata dopo anni ai vertici del tennis mondiale e tutti a fotografarle le mutande, o delle riflessioni di Maradona che attacca il gioco di Ferrara, o di Schumacher col torcicollo,o la campagna elettorale della Merkel tutta imperniata sulle scollature delle candidate, o delle elucubrazioni della Gregoraci che commenterà in diretta i quattro lifting della Nielsen, o le ipotesi sulla castrazione chimica di Michael Jackson… (sto solo citando alcuni dei titoli dei quotidiani di oggi).
In fondo, cos’ha scritto Bagnasco?
«Sembra che il bene e il male dipendano dall’opinione pubblica», come se «ciò che è morale o immorale dipendesse, in fondo, dai numeri» da quello che gli altri, «rappresentati come maggioranza, pensano sui valori».
forse «il più subdolo e strisciante» dei «poteri ingiusti…»
Mi fermo qui perché il rimanente è tutto ideologico e quindi materia di Fede, che non mi compete. Vorrei solo far notare all’esimio episcopo che IL COMUNE SENSO DEL PUDORE per quanto legge antiquata ed oscurantista, era e rimane una legge dello Stato Italiano e che pertanto, finchè quella legge è in vigore essa va rispettata.
(l’art. 529 in cui si afferma che: “Agli effetti della legge penale si considerano osceni gli atti e gli oggetti che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore (c.p. 725, 726).
A supporto della sua tesi Bagnasco cita questo episodio:
«San Lorenzo – afferma Bagnasco – ha resistito di fronte alle pretese ingiuste dell’imperatore Valeriano che gli intimava di consegnargli tutti i beni della Chiesa di Roma. Ma ha dato la vita».
Che secondo me nulla ha a che vedere con quello di cui stiamo discettando.
Il comune senso del pudore, da noi è la cosiddetta morale cattolica. Quella cosa che fa togliere le mutandine alle ballerine di Parigi e le fa andare in galera se fanno lo stesso su una spiaggia d’Abruzzo… è quella cosa che fa condannare i politici da giudici incorruttibili che poi si presentano alle elezioni… è quella cosa che fa svenire dallo sdegno i benpensanti quando sentono di una violenza sessuale sui minori ma che non disdegnano di sfruttarli col lavoro nero….
La morale, secondo Voltaire dipendeva dai meridiani e paralleli, che se nei salotti bene di Parigi ci si scandalizzava per i riti iniziatici a Timbuctu dove agli adolescenti veniva estirpato un testicolo, poi succedeva che nei tukul di Timbuctu, durante le riunioni dei saggi, si chiedessero come i parigini potessero vivere con tutti e due i c°glioni…
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