In questi giorni in cui avevamo il tempo di farlo abbiamo discusso molto della bambina di due anni, Maria, morta a Merate (Lecco) perché dimenticata dalla madre in auto davanti al liceo dove questa insegna. Contro ogni pronostico si sono formate due posizioni differenti ed opposte nel drappello di gente che aveva voglia di parlare di una cosa così triste e grave durante un fine settimana di vacanza.
Alcuni sostenevano, come la maggior parte delle persone che hanno ascoltato la notizia e ne sono rimaste sconvolte, che è impossibile dimenticare il proprio bambino sull’auto, è impossibile trattarlo alla stregua di un oggetto, inglobato nelle maglie della routine quotidiana a tal punto da perdere la propria identità di essere umano per assumere quella di arredamento domestico o comunque di accessorio obliabile.
Ma alcuni altri, a sorpresa, sottolineavano quanto i tanti impegni che oberano le giornate di chi ha figli, un lavoro ed una casa a cui tenere dietro, possono a volte far commettere degli errori talmente gravi ed aberranti che mai si sarebbe creduto di poter fare. In un certo modo questa donna si è trasformata nell’emblema della figura femminile di oggi, sempre più calpestata e stanca, trascinata nel vortice delle incombenze della vita moderna, incapace di tenere tra le proprie mani le migliaia di fili che compongono il tran tran famigliare ma che è comunque obbligata a fare, suo malgrado vittima e carnefice, a tal punto da provocare con le sue stesse mani la morte della propria prole, causa principale di tanti sforzi e fatica.
E’ verissimo, ed io per prima sempre sbadata e spesso occupata con le mie fantasticherie astratte ne posso dare conferma, dimenticare anche le cose importanti, ma come è possibile che in più di quattro ore (dalle 8.30 alle 13, arco di tempo in cui la madre faceva la sua normale lezione al liceo scientifico Agnesi mentre la bambina moriva all’interno dell’abitacolo della sua auto) non le sia mai venuta in mente sua figlia e che sia stata necessaria la chiamata del marito per riportarla alla realtà?
Anche se forse, capita e potrebbe capitare, non me ne riesco a capacitare. Forse, è solo l’inconsapevolezza di chi non ha figli e responsabilità da gestire. Ma, per favore, non diamo la colpa ad un gruppo di brufolosi sedicenni che si sono avvicinati all’auto e si sono accorti della piccola dentro, senza però dare l’allarme a nessuno, quando tante persone, adulte e consapevoli, non soccorrono neanche il barbone che gli muore di fianco per strada o non accorrono in aiuto di una donna che sta gridando perchè aggredita o derubata!
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