RU 486: Le Streghe son tornate
Dov’è finita la Rossanda, la Castellina, la Ravera, la Bonino, la Gagliardo, la Tatò, la Melandri, la Pollastrini, la Guzzanti, e tutte quelle sconosciute che hanno marciato gridando: “Tremate, le streghe son tornate” o mostrando i pollici e indici uniti a Campo dei Fiori inneggiando: “L’utero à mio e lo gestisco io”? Dove sono, la Mussolini, la Prestigiacomo, e quel partito trasversale delle pari opportunità? (non parlo, per carità di Patria, del ministero delle pari opportunità, dove la titolare sarà giustamente ad abbronzarsi l’ombelico), e dov’è la famosa antropologa, l’astrofisica di grido, la premio Nobel da paura, l’attrice Musa della sinistra, la penna indomita del femminismo, e tutte le famose suffragette dell’ultima ora divenute popolari per il loro pensiero indomito. Dove sono?
Da tre giorni sta imperversando una polemica che le coinvolge in prima persona, dove hanno preso la parola preti, vescovi, medici, ministri, giornalisti, tutti maschi, tutti ignari di cosa veramente voglia dire ingerire una pillola RU 486 invece che farsi scarnificare con un’operazione chirurgica per abortire. Propongono che per assumere la pillola debbano subire un ricovero, una perizia psichiatrica, una trafila burocratica indegna di un paese civile, e loro zitte. Come se la cosa non le riguardasse.
Sembra di essere tornati ai tempi delle Streghe, quando avvocati, magistrati, monaci, sindaci e testimoni decidevano chi lo era e chi no.
Poi le Streghe scomparvero quando smisero di bruciarle.
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